Il mondo del vino dalla prospettiva di un’astemia

Questo articolo è scritto da Vitta Motta, socio costituente di Vinthropology aps. Anche se astemia, ha catturato perfettamente lo spirito dell’associazione ed il potenziale del vino nel farci sentire connessi con il Mondo che ci circonda. Parla del vino e della degustazione attraverso diversi aspetti, dalla cultura, alla filosofia passando per l’etica, ma soprattuto del “bello” di stare insieme, elemento mancante nelle nostre vite in questo periodo di pandemia. Siamo lieti di avere la sua partecipazione e collaborazione. Buona lettura…

Se, fino all’altro ieri, qualcuno avesse profetizzato che un giorno avrei fatto parte di un’associazione fondata sul vino, gli avrei certamente dato del ciarlatano.

Ed, invece, in un sabato pomeriggio qualsiasi del mese dei lockdown nell’annosurreale che stiamo vivendo, mi ritrovo a guardare da un altro punto di vista alla faccenda e a riscoprire il fascino di un elemento antico che, nella sua semplicità (è succo d’uva!), attraversa la storia e viene consegnato a noi decisamente più raffinato rispetto a quei densi mosti che, mescolati ad erbe, miele e altri profumi, pure allietavano i triclini romani, certamenteuno dei cardini di quella cultura che definire mediterranea è riduttivo.

E, nella piacevole conversazione intorno all’atto della degustazione, che, lo confesso, in passato ho sbeffeggiato tanto mi sembrava esoterico (non me ne vogliano i compagni di viaggio), ho finalmente compreso. Il vino è, prima di tutto, convivium, quel vivere insieme la cui quintessenza è il banchetto con la conversazione che ne nasce intorno.

Il simposio greco

Quel dove in cui si partoriscono le ideeche diventano arte, musica, danza, politica,- intesa come senso della cosa comune- e raggiungono altri dove per trasformarsi in quel progresso buono per tutti, come auspicava Henry Ford, e ritornare all’origine. E’ mescolanza e diventa ritorno, riscoperta delle radici, attenzione al dettaglio, tensione verso l’ottimo, ricerca della qualità nel risultato atteso.

Il vino accompagna, dunque, l’onda lunga della cultura.

Wine tasting illustration

E, infine, è “senso”. E’ udito (sì, io parto dal suono, dallo scorrere del liquido attraverso pieni evuoti, da quello “sfrigolare” di bollicine che si srotolano nel bicchiere allo scoccare del tappo), è vista, olfatto, gusto, e, perché no, tatto.

Dunque, il vino è sensualità.

Forse per questo, mi chiedo, proprio nell’era surreale della separazione che viviamo, anch’io, che non bevo, non trovo surreale essere parte virtuale di una esperienza sensoriale come la degustazione, con tutte le contraddizioni implicite nella frase che ho appena scritto?

E arriviamo alla dicotomia finale, a quelle categorie di oggettività e soggettività pure necessarie per conoscere il vino. Sappiamo, ed è la parte facile per modo di dire, che la soggettività nasce dal confronto tra l’esercizio sensoriale hic et nunc ed il bagaglio individuale di esperienze, per cui ciò che a me pare giallo paglierino agli occhi dell’altro risultagiallo limone. Qual è la verità se non accettare che la somma di emozioni e ricordi influenzino il sentire di ciascuno in modo peculiare?

Vineyard sunset

Ma, riguardo alla categoria dell’oggettività, credo dobbiamo tutti convenire (e non è così scontato) che si fondi principalmente sull’etica, dalla qualità del prodotto alla riconoscibilità della filiera di produzione, dalla sua sostenibilità ambientale al riconoscimento dei diritti dei lavoratori e alla legalità.

Dunque, che il vino sia convivio, emozione, ricordo e, nientemeno, etica…

VMM

24.04.2021

11 Comments

  1. Interesting post. While I can’t go all the way with Frank Sinatra’s comment – “I feel sorry for anyone who doesn’t drink. When they get up in the morning they know that that’s as good as they will feel all day” – (I can’t quite remember it as spoken but that’s the gist of it) I do think that wine enhances one’s life. My father was a teetotaller and I know this for a fact, I saw how he missed the extra conviviality that comes with the imbibing of just one glass of wine, how much that one glass would have helped him in times of stress and how his insistence on his teetotalism affected his social life within the family. Thank heavens he didn’t manage to pass on his beliefs to me!

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    1. In Vita’s case, she’s touched upon all the other aspects that make wine enjoyable and an interesting subject for reflection. I’m happy to have her in the association because she embraces the spirit of conviviality even without drinking a glass- mind you, she’s an avid tea connoisseur and we look forward to her sharing her knowledge and wisdom of, perhaps, an equally abundant world, including sensory experiences, culture and history. Just think of all the conversations and communion which have happened over a cup of tea!

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